In guerra ci sono vivi e
morti
in pace solo vivi
morti.
La festa della Liberazione è
l'apoteosi della mediocrità. Non possiamo cagarci sopra. Paladini
del medio, felini addomesticati -castrati- dobbiamo stare zitti. Ma
fregandocene del lecito, molliamo stronzi sul venticinque aprile.
La motivazione è semplice: festeggiare
il trionfo satanico della pace è sbagliato.
Evviva lo stivale della casalinga! il
lavoro! la sborra senza orgasmo! i banchetti senza sangue!
La pace è nulla.
La guerra civile era Arte
transustanziata.
Che si fosse partigiani, fascisti,
repubblichini, comunisti, è uguale.
Il tumulto ferino, la selvatichezza, la
follia del fucile, il ruggito del bombardiere erano tutto.
La guerra civile era Arte fatta carne.
L'artista nel duemila è un'onanista
che gode poco. Il quarantacinque era un'orgia col mondo.
Il pensiero se non è accompagnato
dall'azione è soltanto perversione.
Sparare al nemico è come scrivere,
soltanto che uno è tutto l'altro è niente.
Per fare della propria esistenza, Vita,
bisogna fare dell'arte, atto.
La guerra civile era tutto questo.
Ma era anche disertori piagnucolosi,
donne commosse, pucciose staffette partigiane, retorica dell'adipe: per questo ha vinto la
pace.
Io il 25 aprile vesto a lutto.
Antonio De Oliveira Salazar
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