giovedì 29 settembre 2016

2 Luglio 1901, Alabama

Sono le sei di pomeriggio e il sole non accenna a smettere di tormentarci, ma io ho la mia negra che mi fa ombra col suo culo e i suoi capezzoli sulla veranda della mia dimora, mentre il mio sguardo abbraccia la moltitudine di ettari di tabacco che possiedo. A un tratto compare di fronte al cancello una ragazza: rasta lungi, collane e braccialetti afrodemocratici, braghe sfattone, espadrillas e maglia di Che Guevara, puzza di Ganja ed è rabbiosa da far schifo: una studentessa di filosofia di Bologna in sostanza. 
"Che cazzo vuoi? Via dalla mia proprietà!"
"Capitalista! Sfruttatore! Schiavista! Sessista! Maschilista! Lascia liberi i tuoi schiavi e i lavoratori!"
"E perché dovrei?"
"Perché gli uomini meritano la libertà!"
"E chi lo dice? Dov'è scritto?"
"Come chi lo dice? È la giustizia, i diritti umani! Come fai a non capirlo?"
"Io capisco solo che io ho la frusta e i negri no. Perché non dovrei usarla?"
"Perché sono esseri umani!"
"Lei crede in Dio? Segue i dettami di una religione?"
"NO! Oppio dei popoli, oppressione, bla bla bla, retrogradi, bla bla bla, passato, il progresso!"
"Nemmeno io signorina. E dunque siamo il risultato di un caso al quale nessuno ha dato inizio. Gli atomi si uniscono, si disgregano e così via, giusto? Esistono solo le leggi della materia e della scienza"
"Così dice Marx, vedo che non è ignorate anche se capitalista."
"Ebbene e quindi perché dovrei fermare la mia frusta? Tanto sto frustando atomi aggregatisi per caso no? Quindi chissene frega? Cos'è la dignità umana di cui cianciate, lei e i suoi amici fattoni di merda? Mettetevi in testa che siamo al mondo per morire e per godere del cazzo che vogliamo. Io mi godo i miei negri, lei faccia un po' il cazzo che le pare, mi uccida pure, ma almeno sia coerente e sappia che lo sta facendo per ingannare il tempo e soddisfare la sua volontà di potenza. Dio è morto baby, non sono più costretto a sentirmi suo fratello."
La tipa sta in silenzio per un po'. Poi si spoglia, mi raggiunge in veranda, mi fa un pompino, sputa la sborra in faccia alla negra e se ne va.
Il Tidide Diomede

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