domenica 16 febbraio 2014

CDA

C'è una cosa che da un po' di tempo mi fa pensare, e allora bisognerà che ne parli, anche perché ho sentito dire che farlo potrebbe aiutare a schiarirmi le idee.
Riguarda le mode. Non so se avete presente, ma certamente sì: quelle mode che che si diffondono più svelte di un virus, e se potessi gli domanderei come fanno perché ogni tanto mi piacerebbe esser veloce come loro; quelle mode da discoteca dove ci van tutti; da musica che senti in tutte le radio, e tu provi a cambiar stazione però non c'è verso, e quindi ti rassegni con un po' di amarezza; quelle mode da vestiti tutti uguali, e io delle volte ci provo, a voltar la testa da un altra parte, e dico Vuoi mai dire che ce ne sia uno anche qui? e sì, puntualmente ce n'è uno anche lì. Quelle lì, insomma; e ci siamo capiti.
La prima cosa da dire è che a me queste mode piacciono. Ci son tante cose che mi piacciono. La prima è senza dubbio una certa dose di ingenuità. Mi vien da dire una certa dose di atteggiamento animalesco. Adesso, mi si può dir tutto ma non che questa gente...
Ferma un attimo: ci son anch'io dentro eh? Io dico 'questa gente' ma dovrei mettermici anch'io! Però adesso sto scrivendo, e quindi lasciatemi guardare il tutto da una posizione privilegiata, di chi è fuori da ogni cosa e osserva bevendo una tazza di tè caldo. Si può discutere sulla scorrettezza di questo comportamento: fatelo pure, se volete, sarò felice di ascoltar le critiche.
Allora se non sbaglio stavamo parlando dell'atteggiamento animalesco; e la frase era iniziata e diceva così: Adesso, mi si può dir tutto ma non che questa gente... ma non che questa gente non assomigli a un branco di cani randagi, dall'olfatto molto sviluppato e dai gusti poco raffinati, che gira per il centro della città e appena qualcuno apre la porta e butta qualcosa in terra, eccolo lì il branco che corre a passi lunghi e poco eleganti ad annusare; e ci vuol poco perché inizi a scodinzolare tutte le sue code come per dire che sì, quel qualcosa va bene, ben venga, lo mangerà di nuovo ogni qualvolta glielo butteranno in terra. E allora ecco, che il branco continua a mangiare quel qualcosa, senza neanche sapere bene cosa sia, poi; ma chissenefrega: è buono, o almeno così sembra, e dunque perché stare a farsi delle domande?
Però il branco ha una peculiarità di cui è bene tener conto: si stanca in fretta. Cioè, se dopo un po' di tempo da un'altra porta esce un altro ceffo che butta in terra qualcosa di diverso, e un cane randagio se ne accorge, beh in quel caso il cane in questione inizia a saltellare goffamente, a voler dire ai suoi compagni che merce nuova è arrivata; e perché non provarla? E così il branco fa dietrofront e corre, sollevando un gran polverone, con l'unico obiettivo di veder cosa ha spinto il cane a saltellare in quel modo. E, se ricordate quando si parlava dei gusti poco raffinati, non faticherete a capir come si conclude la storia: coi cani che già si son dimenticati di quel che mangiavano cinque minuti prima, e che aprono le fauci come se la merce nuova sia la più buona mai sentita. E questo giudizio meriterebbe anche fiducia, perbacco, se solo un po' di tempo dopo non ripetessero il comportamento appena descritto, afferrando al volo le novità che propone un terzo tizio affacciatosi alla finestra di casa sua.
E anche questo, questa mancanza di stabilità, di fede, questa rinuncia a un amore lungo e per forza di cose destinato a sfumare, anche questo mi piace molto.
Arrivo adesso al motivo per cui mi son messo a parlar di cani randagi, e cioè quel tarlo che non lascia dormire i miei neuroni di cui parlavo all'inizio.
Il fatto è che non capisco perché il mondo moderno se la prenda così tanto con le mode. Non tutto il mondo moderno eh, intendiamoci, altrimenti che mode sarebbero?: si presuppone che esse siano apprezzate dai più; e se non è così prendete quanto ho scritto e buttatelo nel cestino. Non tutto il mondo moderno, allora, ma soltanto una parte, che uno a sentirmi potrebbe anche attaccare a ridere, perché io intendo proprio quella parte che si ritiene al di fuori - al di sopra - delle mode e invece, in realtà, c'è dentro fino al collo. Lo so, vi sto chiedendo un grande sforzo di fiducia, perché quanto appena detto appare un poco assurdo; e quindi proverò a spiegarmi meglio.
C'è questa gente, che quando vede quei cani randagi poco eleganti, dice grossomodo così: Ma guardali, poveracci! Tutti uguali, ignoranti, non coscienti di quello che fanno, poco profondi, poco sensibili, poco colti! sono i più, sono loro, sono la moda, sono la massa; e noi ce ne tiriamo fuori, noi siam diversi, noi pensiamo con la nostra testa, noi non ci facciamo abbindolare, noi siamo autonomi. Può darsi che non lo dicano, ma certamente lo pensano. Il problema è che non si accorgono che quel 'noi' racchiude un bel po' di persone: forse non tante quanti sono i cani randagi, ma comunque tante; e poi non credo che il numero faccia una gran differenza. Beh insomma, morale della favola, che tanto ormai avete capito ed è inutile dilungarsi inutilmente, anche loro sono un bel gruppetto; e allora mi vien da dire che non ci sia poi una gran differenza fra loro e i cani randagi. Anzi, a dir la verità una differenza c'è, e anche bella grossa: ma è a vantaggio dei cani. La differenza è che i cani, nel loro atteggiamento, come già detto, sono ingenui e spontanei; non pretendono di essere nel giusto o nello sbagliato, non pretendono di dare giudizi, loro fanno quel che vogliono e basta; e se gli vai a dire che sono uguali, loro dicono che sì, e allora?
Invece le persone no, loro se vai a dir che sono uguali sollevano un polverone! No no, loro son diversi, unici, autentici; e a me questa cosa non va giù. Sono uguali e dicono d'esser diversi. Ah, non mi va giù. Oh, cosa volete che vi dica, sarà una mia debolezza, non avrò ancora imparato a preoccuparmi solo degli affari miei; ma tant'è.
Che poi uno potrebbe anche saltar su e dire che non è mica colpa loro se non riconoscono la condizione in cui vivono; e allora cosa vuoi stare a discutere. Vero, verissimo, però i miei sentimenti non cambiano; e quindi va bene, cosa vuoi stare a discutere, però io non ce la faccio e allora discuto lo stesso. Perché se incontro uno grasso che mi dice d'esser magro io non mollo mica eh, son testone ma quello lì è obeso e non me lo viene mica a raccontare che è magro. Ah te sarai cieco quanto vuoi ma sei ciccione come un orso, e bada che se vuoi ci sediamo su una panchina e ne discutiamo giorno e notte, se vuoi stiamo lì un mese, c'è mica problema, però alla fine bisogna che mi dici che sei più grasso di un ippopotamo; e dopo siamo a posto.
E dunque c'è questa gente. E non è mica finita eh: bisogna dir dell'altro per descriverla a fondo, anche se forse quel che dirò già s'è capito da tempo, però voglio sottolinearlo. Questa gente si crede intelligente; addirittura, ed è qui il guaio, più intelligente degli altri; e però non lo è, né intelligente né tantomeno più intelligente. D'altra parte ho detto una banalità: come fa a essere intelligente uno che che non è cosciente della propria condizione? Non può!
...E sento una voce, adesso, che mi fa lo stesso discorso di prima: non è colpa loro bla bla bla... Eddai, me l'hai già detto una volta, non ti ascolto più. Non è colpa loro una sega.
Mi piace molto chi è intelligente..., e badate, può anche ostentarlo eh? Il forte che infierisce sul debole, il furbo sullo stupido è certamente atteggiamento interessante e rispettabile! mi piace anche chi non è intelligente e fa il suo; ma le vene delle braccia spuntano fuori di prepotenza quando incontro qualcuno che si ritiene intelligente, magari dandolo anche a vedere, e invece non lo è. Sì, lo so, c'è mica un metro per l'intelligenza: diciamo che è l'effetto che fa su di me, una mia impressione, un'osservazione; e se ritenete che su queste basi quanto ho scritto non possa stare in piedi, abbandonate pure la lettura, tanto meglio.
Ahah abbandonatela pure, tanto ormai ho finito, tiè! Le cose che dovevo dir le ho dette; con un po' di disordine, forse, ma mica tutti hanno la testa ordinata; e poi secondo me chi doveva capire ha capito.


Ruhollah

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