PARABOLA
La cicala passava la giornata a cantare e a baciarsi con le altre cicale e rideva della stupidità della formica che lavorava tutta la vita senza conoscere la bellezza del vino. Tra le formiche c'erano formiche stupide e formiche intelligenti. Poche stupide. Pochissime. Le formiche avevano costruito il loro formicaio sopra una gigantesca mole di zucchero; la mole era nascosta e sufficiente per generazioni e generazioni di formiche; nonostante questo le formiche lavoravano comunque. La fonte del loro lavoro era fornita da una guerra che aveva dichiarato il loro capo al Blu Pervinca. A dirla tutta alcune formiche supponevano che il Blu Pervinca non fosse un nemico per le formiche. Il capo era certo che il Blu Pervinca non fosse un nemico per le formiche. Le formiche erano ridicole con tutti i loro movimenti militareschi, la loro rabbia gratuita e il loro continuo privarsi di piaceri che avrebbero potuto ottenere lordandosi di zucchero. Non erano felici le formiche. Non troppo. La cicala non era felice. Non troppo.
Un giorno la cicala parlò con il capo delle formiche:
-Ma perché vi date tanto da fare?
-C'è il Blu Pervinca.
-Puoi mentire a molte, ma non a me. Il Blu Pervinca non esiste.
-Certo, ma l'importante è essere sufficientemente folli per credere nel Blu Pervinca come nemico. Non può esserci una cosa senza il suo contrario. Il nemico della formica è la fame, per noi la fame non c'è più: niente più fame allora, niente più formica. Allora è necessario che io creda in qualcosa che mi neghi perché io esista. Io credo nel Blu Pervinca come nemico perché mi dà senso.
-Io non ho nemici eppure esisto e sto bene.
-Chi non ha nemici scompare, perché non ha senso di esistere.
A metà agosto la cicala era scomparsa. Un bambino vestito di Blu Pervinca dette fuoco al formicaio. Fu il giorno più bello di sempre per il formicaio.
Salazar
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