8 novembre 2089. Mentre le nubi tossiche si diradavano leggermente, il giovane e la sorella uscirono dalla loro tana, cercando qualche lucertola, qualche verme, qualsiasi cosa per sfamarsi. La guerra aveva reso difficile trovare da mangiare. Mentre scavavano, il ragazzo iniziò a sentire una voce lontana, che si avvicinava a ritmo sostenuto. Si alzò e guardò verso destra, e vide l'esercito che si stava avvicinando a passo di marcia, mentre i soldati intonavano una canzone. Il giovane tese l'orecchio per ascoltare le parole:
Imagine all...you may say....as one...
Non capiva bene il significato, non aveva mai studiato la lingua dei liberatori. Si avvicinò al troncone più laterale, che marciava di fianco ad un enorme carro armato, alto come un palazzo e largo come una collina. Vide tra i soldati uno con la faccia pallida e i capelli biondi, sembrava proprio uno della sua stessa terra. Si avvicinò e iniziò a parlargli, nella sua lingua:
"Ciao. Sei anche tu di qui?"
"Ciao ragazzo. Sì anche io sono di queste terre. Mi sono arruolato coi liberatori, stiamo andando a liberare altri popoli."
"Che canzone cantate?"
"È la nostra marcia. È l'inno dei liberatori."
"E che cosa dice?" "Parla della liberazione."
"Liberazione da cosa?"
"Dal diverso."
"Non capisco."
"Perché sei ancora giovane. Vedi, noi umani abbiamo sempre fatto la guerra, perché siamo diversi. Abbiamo sempre odiato le cose diverse da noi, chi parlava diversamente, chi pensava diversamente, chi pregava diversamente. Finché così un uomo della terra dei liberatori non disse basta; disse che il mondo non doveva essere diverso, che se fossimo stati tutti uguali avremmo avuto la pace, e così da allora i liberatori girano per tutto il mondo per eliminare le diversità. Se diventiamo tutti uguali finalmente ci sarà la pace dappertutto, non importa quanta gente dovrà morire, sarà per una giusta causa. E così adesso che anche noi siamo uguali stiamo andando a fare sì che altri siano uguali. Nessun confine e nessuna razza, nessuna proprietà, la fratellanza dell'umanità finalmente!"
"Hai qualcosa da mangiare? Da quando il sole non c'è più io e mia sorella non troviamo più da mangiare."
Un urlo. Dalla testa arrivò un ufficiale, estrasse la pistola e la puntò contro il ragazzino. Iniziò a fare domande al soldato che gli stava parlando, questi cercava di scusarsi. L'ufficiale guardò il ragazzo negli occhi, poi sparò. Era proibito parlare in lingue diverse da quella dei liberatori. La sorellina da lontano vide tutto e scappò. L'ufficiale rimproverò il soldato con uno schiaffo, questi tornò in fila scusandosi. Tutta la colonna continuava imperterrita nella sua marcia, cantando a squarciagola, mentre il tamburo teneva il tempo.
Imagine there’s no countries It isn’t hard to do Nothing to kill or die for And no religion too Imagine all the people Living life in peace…
Il Tidide Diomede
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