domenica 11 maggio 2014

Il buio.

(Furto di una prosa lirica nevrastenica.)

MODENA
1.La città sta identica come un ricordo di cadavere. Nella sua piattezza, l'agosto torrido strangola i suoi polmoni pieni di polvere. Archi di ponti sulla necropoli idrica in asfalto. Umidità senza canali. Uno zingaro a gettoni suona musica secca indifferente vuoto. Lontane figure di assenti infestano la piazza. L'aria crespa s'accartoccia irritante e arraspa la gola. Il tempo sospeso decompone il mondo cloroformizzato.

2.Guardai il campanile islamico (la punta violenta stuprava il cielo). Un pensiero iperacuto conficcò l'angolo sanguinoso nell'Inconscio. Il cranio stimolato vide fantasmi carnificati di passeggiatrici: la campagna imprigionata nel catrame: corpi da peste e da bordello. Il muezzin d'ottone dall'alto dindondò oro liquido: Sera. SOGNO D'OCCHI: nella solitudine metabolizzo LEI, carne rosa occhi infinito: motivo d'esistenza per seminaristi del Nulla.

3. Persomi, colui che io ero stato camminava Teseo nel labirinto estense. Vagava nel silenzio meridiano del dedalo posticcio di architetture. Una scena deserta con sopra sospeso un cimitero commediante. Balenio di una fontana nella luce fotografica. Un motto latino sanguinava intestini.

4. Una processione di giovani martiri dell'edonismo, va a celebrare l'aperitivo. Chiude la colonna una flagellante incrostata di sangue enologo.

5. Strisciavano le loro ombre lungo i muri rossi e scalcinati: egli seguiva: burattino di carne. Sputò una parola alla donna in cilicio di piacere ma l'aria di sabbia la uccise. Un assassinato dalla materia lo guardò con sguardo assurdo lucente e vuoto. La flagellante sorrideva estatica del suo piacere stomacoso, ebete e sola nella luce catastrofica.

6. Non saprò mai come ripescai il mio spirito suicida in un fosso limico. Ci accompagnammo per strade gracidanti puzza. Un trattore cantava il suo motivo rustico come uno stronzo il suo motivo fognario. Alla fine del coltivato la porta bussata del night. Una guardia in rosa pallido e grasso m'attrasse. Entrai. Una mercante di fighe opulenta e sontuosa mescolava canali unti con occhi infantili. Salutai. Una voce flaccida di satrapo rispose. Distinsi nell'altra stanza il corpo addormentato di una bocca rossa semiaperta. Aspettai.

7. L'annichilente sequenza televisiva pugnalava monotona il mio cranio. Guardavamo assenti il bagaglio cercando di assassinare minuti, la bocca rossa semiaperta contemplava come una sfinge la luce danzante. Fuori il deserto andava spegnendosi.

8. Il tramonto colava i suoi umori. La voce della ruffiana s'era meccanizzata, la cancrena la stava corrompendo. La sera stava calando, languida amica del criminale. Il mostro sterile, la bocca rossa e il poeta s'impastavno la bocca con la sterilità del mondo.

9. Giunse il buio e fu compita la conquista della troia. Il vuoto mescolarsi delle due carcasse gli occhi atterriti di voluttà ispidi capelli neri intricavano una fantastica vicenda. Mentre nella testa s'aggirava il demone di LEI: ossessione: vampira: chimera. Mentre la Maddalena chiedeva in sussulti la mia iniziazione ai misteri del fango. Mentre vivevo il lungo buio degli inganni e delle immagini.

Antonio De Oliveira Salazar

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