La dignità del cittadino. Mi ha sempre fatto riflettere questa espressione. L'ho sentita tante volte, alla televisione, e l'ho letta tante volte, sui giornali; e a dir la verità non l'ho mai capita tanto bene. Sembra che la gente, quando sente questa espressione, si senta gratificata. La dignità del cittadino, che bello, io son cittadino, e quindi ho dignità, che bello, la dignità del cittadino, si può camminare a testa alta ad esser cittadini. Secondo me è un po' come un contadino tirchio che compra il grano più scadente e lo butta là alle sue galline. Le galline, quando vedono quei chicchi piombare dal cielo e cadere lì davanti, dicono la stessa cosa, dicono: oh, che buono, il grano più scadente, come siam fortunate a mangiare il grano più scadente, oh, che buono, oh, che buono, il grano più scadente. E i politici, quando dicono "la dignità del cittadino", è come se aprissero un sacco da cinquanta chili di grano scadente e lo rovesciassero in testa alla gente. Trovare la propria dignità fra le parole di un uomo che probabilmente è più inutile di un conduttore televisivo di seconda mano non è granché. Bisognerà che una persona, nel cercare la propria dignità, provi ad attingere da altre fonti: altrimenti è dura trovarla. La si può trovare in certi momenti, ma è roba passeggera, di poco conto, niente più.
Però va be', torniamo a quell'uomo, anzi era la gente, però facciamo fosse l'uomo, c'era l'uomo che aveva fatto le due tre croci a seconda delle volte e aveva ammirato per un po' quelle croci simbolo della dignità del cittadino. E l'uomo aveva le ali. Poi, dopo tutto questo, che, non dimentichiamo, dura qualche secondo, dopo tutto questo ambaradan di emozioni intense ed impulsive l'uomo esce, scostando per la seconda volta la tenda impolverata.
E qui, mi sono immaginato tante volte la situazione: l'uomo che esce con queste ali imponenti, con la schiena dritta e con lo sguardo fiero, orgoglioso, di chi sa di poter fissare tutti negli occhi; con la matita in mano, luccicante, con la punta rivolta al cielo... Poi mette le schede dentro alle scatole, anche loro due o tre a seconda delle volte, e poi boh, altre cose del genere, non lo so, forse saluta gli scrutatori, forse saluta i carabinieri, forse non lo so, riprende la carta d'identità, e così via.
Poi, finalmente, esce.
Ed è qua che ho sempre pensato a che fine possano fare le sue ali imponenti e il suo sguardo fiero. Io credo che, a poco a poco, tutto svanisca nel nulla. Forse non subito, forse per tutta la giornata l'uomo si sente felice e importante; forse anche il giorno seguente, non lo metto in dubbio; ma poi basta. E dopo? In strada non ci sono né le scatole né le tende; e allora è un bel problema girare col sorriso per chi affida la propria dignità a quelle croci fatte a matita.
È per questo che dico che il seggio è un mondo virtuale. Perché si crede di essere importanti nel mondo reale, e invece lo si è soltanto dentro una scatola che poco ha a che vedere con quello che accade fuori. Poi, voglio dire, concedetemelo, è proprio un mondo virtuale di merda. Di solito nei mondi virtuali si possono fare cose straordinarie, come volare alti nel cielo, uccidere un intero esercito con una sola pistola, parlare coi draghi, trasformarsi in creature mitologiche, e ancora volare, volare, e poi tornare umani, e riprendere in mano la pistola e tornare a uccidere, e poi combattere come un samurai, e poi tante altre cose che son belle appunto perché non vivono nel mondo ordinario. Là, dentro alla scatola, niente. Soltanto una matita. Smangiucchiata, perlopiù. E ditemi come ci si fa a divertire, così. Mah. La vita di un cittadino modello deve proprio essere una noia mortale. D'altronde stiamo parlando di democrazia, che è come parlare del niente; e allora non c'è neanche da stupirsi. Però ci si spera sempre, di trovare qualcosa di interessante in luoghi e in persone dove si pensava fosse tutto deserto, o dove fino a ieri era tutto deserto; e invece è una delusione continua. D'altronde, Gesù era stato molto chiaro.
"A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha." Matteo 13,12 (e tante altre volte, a dirla tutta)
Merde siete e merde resterete, in poche parole.
Ruhollah