domenica 29 maggio 2016

Il Mercato di Versilia

Domenica pomeriggio. Piazza degli Armadi. Versilia.

Seduto in un bar ad uccidere Noia e sigarette, sento versi e gemiti provenire dalla piazzetta dietro il portico.
Mi alzo, senza pagare.
Il paese deserto.
Giro l'angolo e vedo la piazza ghermita di gente.
C'è il mercato.
Le bancarelle ed i bazar son disposti in circolo, come un enorme anfiteatro.
E' la bolgia.
Non vedevo uno spettacolo cosi dalla notte di Santa Valpurga.
Giovani donne scappano verso il centro, inseguite da sandali  antropofagi. Piangono e chiedono aiuto.
Arrivano gli stivali a finire il lavoro, le denudano e le praticano un footing anale.
Gli uomini più coraggiosi muoiono sotto i colpi di cinture in pelle di coccodrillo inferocite.
I bambini muoiono tra le spire di sciarpe Kashmir.
C'è sangue ovunque.
I mercanti impaziti lanciano soldi, scommettono e liberano i loro capi più feroci nell'arena.
Mi fermo al bordo ad ammirare lo spettacolo.
Tante sono le vittime, ma altrettante entrano nella piazza, e da li non si esce.
Ordino un Montenegro.
 Ad una certa vedo tra la folla che entra il Vate D'Annunzio, nudo con gli occhi del diavolo, ed una erezione degna del più nobile libertino.
Entra ed inzia a recitare:
"Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; "

pisca, urla, caga in bocca ad i cadaveri;

Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.

sborra, lecca la sua merda, sputa ovunque;
Poi pensa alle cicale.
Esseri di merda, maledette figlie di puttana.
Perde la testa!
Corre come un pazzo infierendo su ogni bambino morente.
Poi si ferma, si fa serio.
Prende una corona d'alloro, e si siede in cima alla bancarella più alta.
Un secondo si silenzio.
I dannati chiedono pietà.
Lui ferma tutto si alza, fa un elicottero, ed alla fine l'erezione è andata via.
A quel punto i mercanti capiscono. Il mercato è finito.
Come ogni spettacolo che si rispetti, per concludere fa entrare un prete ed un Armadio e si celebra il funerale all'Armadio.
Finita la comunione si uccidono i superstiti.

Mi trovo solo in piazza con un centauro che bestemmia perchè la macchinetta del parcheggio gli ha mangiato il resto.

Non ho pagato il Montenegro.


-Prometeo

sabato 7 maggio 2016

Il pene e la radice maschilista dell'antidemocrazia

Oggi, 6 maggio 2016 ricorre l'anniversario della nascita di Freud. Vi sono buoni motivi per celebrarla: primo di tutti è che sapendolo essere nato 160 anni fa questo significa che è anche morto e la morte di un ebreo è sempre un'ottima cosa. In secondo luogo il caro giudeo d'oltralpe ha mostrato al mondo l'importanza del pene nella psicologia.


"Ah grazie, anche io che son negro so che il pene è importante, sennò non si scopa e non si fa figli!".



Taci! Negro di merda, direbbe D'Annunzio, e ne avrebbe ben donde. Procreare è il più infimo compito del pene. È evidente infatti come un tale strumento sia innanzitutto un simbolo, simbolo di potenza, di volontà di potenza, di poter sottomettere gli altri e di esercitare la propria antidemocrazia. Il suo stesso essere al di fuori del corpo mostra come la sua natura sia di voler uscire, andare oltre, conquistare e sopraffare, mentre la vagina, tremolante e paurosa figa, rientrando in sé stessa dimostra paura e vigliaccheria. Il pene è fatto per entrare, prendersi ciò che è suo di diritto, e se non è suo diritto, ci sborra sopra e diventa suo diritto.
Perciò, compagni camerati, tirate fuori il vosto pisello, la verga, il cazzo, la minchia, l'uccello e prendetevi ciò che è vostro: TUTTO.


Il Tidide Diomede