domenica 20 marzo 2016

Bella raghi, però la pulite voi

21/ Aprile/ 1903
Eravamo al bar.
A un certo punto Antonio tira fuori che la fisica oggi ha risolto tutti i problemi. Tutti gli diciamo
Bravo Antonio
Poi arriva l'ebreo, quell'ebreo con i capelli spettinati e il maglione da genio e brav'uomo che va in bicicletta
Antonio, tu ti sbagli, ci sono dei problemi con la luce e con delle robe che ho solo in testa io e che tu non puoi capire che non sono stati risolti e che tra cent'anni diranno che avevo ragione io e tu no... Antonio

Un giorno un Mannaggia arriva e inizia a bruciare il tuo mondo. Ti aggrappi disperatamente allo scenario su cui recitavi la tua parte, ma un figlio di puttana gli sta dando fuoco e non solo lo distrugge, ma ti fa capire che è di carta. CARTA FINTA. Giri vestito in un mondo ormai nudo. Nudo come un ciccione. Imbarazzante. 

Ci alziamo. Antonio spacca una bottiglia. L'ebreo ci guarda non capisce. Tutti furbi finché non c'è da crepare. 
Teniamo fermo l'ebreo che starnazza come un'oca.
Antonio inizia a piantargli tanti frammenti di vetro nello scroto.
Marco inizia a tagliargli via dei brani di pelle dal culo scrivendo Mike Buongiorno.
Antonio una volta finita la bottiglia inizia a strappargli i nervi dal braccio e si mette a suonare una canzone del Lo stato sociale, mentre l'ebreo urla. URLA. URLA. 
(Il sulografo e la principessa ballerina inizia ad andare in sottofondo).
Inizio a leggere ad alta voce Piccolo mondo antico. 
Antonio prende un topolino e cerca di metterglielo nel buco del culo, ma il topolino ha il cazzo duro e non si riesce più a infilare perché è troppo largo.
L'ebreo sviene.
Telefono a Max Pezzali per chiedergli se ci presta la sua sala di tortura
Bella raghi, però la pulite voi dopo che ho una mezza storia con una mia vecchia amica
Non hai capito un cazzo, Max, con le amiche non si conclude mai nulla
Forse è vero
Andiamo a casa di Max a Riccione e chiudiamo l'ebreo svenuto dentro alla pancia di un cavallo gay e lo portiamo all'ippodromo e gli facciamo perdere tutte le corse così percepisce cosa vuol dire perdere.
Lo tiriamo fuori dalla pancia: è sveglio, inizio a legargli i peli del culo ai capelli di una figa con cui avevo litigato a sedici anni perché era una troia al contrario.
Antonio gli apre la pancia, dentro ci trova un sacco di merda; Antonio gli apre la testa, dentro ci trova un sacco di merda; Antonio gli apre l'indice, dentro ci trova un sacco di merda.
Marco gli inizia a cacciare in bocca la Fisica di Aristotele perché sì. 
Diamo fuoco all'ebreo perché voleva bruciare il nostro mondo.

(La troia al contrario di quando avevo sedici anni è viva e rincorre ossi assieme ai levrieri per un uomo ricco che la paga un sacco per questo. Puttana.)

Alla fine non abbiamo pulito la sala delle torture di Max.

Antonio De Oliveira Salazar 

martedì 8 marzo 2016

La nostra responsabilità

“Il principale ufficio di tutti gli uomini, i quali dalla natura superiore sono chiamati ad amare la Verità, pare che sia questo: che come loro sono arricchiti per la fatica degli antichi, così s'affatichino di dare delle medesime ricchezze a quelli che dopo verranno.” Così Dante affermava nell'incipit del De Monarchia. E siccome è d'uopo dell'Antidemocratico voltarsi indietro e rimirare con religioso silenzio le opere di coloro, che liberi dai lacci e i lacciuoli della democrazia, ebbero modo d'affermare la monumentalità e l'imponenza della volontà superiore tipicamente latina e romana sull'Europa intera, Noi medesimi non possiamo che sentirci chiamati, per amore della Verità, a sentirci eredi della fatica degli antichi. Ma ahinoi, nel nostro ventunesimo secolo, era del lassismo, dello svuotamento di palle da parte del politicamente corretto e dal buonismo derivante dalla debolezza di chi si lascia ammaliare dai lamenti del debole, è evidente che non v'è posto per l'augusteo sogno di una Roma Caput Mundi, di un Campidoglio che prende l'Everest da dietro la nuca e lo invita a bere dal Tevere come un guerriero farebbe con la donna che ha scelto come suo riposo. Ma non disperate, camerate e compagni, perché il Creatore non lascia le sue creature in balia dei lupi e delle fiere (o in questo caso, in balia dei coniglietti e dei cerbiatti, che vincono grazie alla moltitudine, non certo grazie alla fierezza e alla superiorità). Ebbene è di nuovo alla Città Eterna a cui la speranza di un domani glorioso si deve rivolgere, poiché un imperatore biancovestito veglia sul popolino indottrinato e illuso dall'idea balzana, bislacca e da figli di puttana che si possa scegliere e votare il proprio condottiero, come se questo non potesse da solo imporsi su tutti grazie al suo carisma e alla sua naturale statura morale. Il Vescovo di Roma per ora si fa forza solo di una sola spada, quella del potere sulle anime, ma ben nasconde, ne sono convinto, la spada del potere temporale in quella San Pietro che per sua natura è chiamata ad essere ovile del Mondo. Arriverà il giorno in cui quella spada sarà di nuovo impugnata, che una nuova stirpe carolingia legherà il proprio nome al nome del mondo indissolubilmente, che gli infedeli saranno battuti e il Santo Sepolcro liberato, che la Britannia e le Americhe torneranno ad essere terra di conquista e non di conquistatori. E quando quell'uomo della Provvidenza arriverà, sarà compito di noi uomini dalla superiore statura morale cedere la forza del nostro braccio per sottomettere il debole e diventare partecipi e protagonisti della nuova Storia dell'Europa, cioè del Mondo.
Antidemocratici di tutto il mondo, UNITEVI!

Il Tidide Diomede