martedì 28 luglio 2015

Memoria

Mèmore, “colui che ricorda.”
Memòria, "facoltà di ritenere e richiamare i pensieri e le emozioni primitivi senza che si ripresenti l'occasione che li suscitò."

Di fronte a me, un centinaio di braccia alzate in una cortina di tetroidracannabinolo cantano un inno alla performance della loro rockstar. Un inno d'oblio, distillato da fotocamere, tàblet e smàrtfon. Così domani potranno raccontarsi (e raccontare) quanto sia stato fantastico esperire questa notte, senza sforzo alcuno delle capacità verbali logico-sintetiche-sintattiche. E alla lunga, se saranno abbastanza fortunati, potranno persino dimenticare completamente i profumi dei gerani alle finestre o il ruvido marmo bianco del duomo visitato nella vibrante attesa dell’evento.
Mi sorge un pensiero: quando mai, nella storia umana, il progresso fu frutto del pensiero e della sua raffinata e coerente espressione (per inciso, esiste una parola greca che riassume questa complicata espressione italiana: λόγος), o dello stupore suscitato dalle innumerevoli e sconvolgenti sensate esperienze?
D’altronde, si sa: perché visitar la biblioteca prendendo in prestito una copia del “Decameron” (immergendosi nel terrore nella Firenze appestata del 1348 e nella conviviale testimonianza della natura orale della comunicazione del sapere prima dell’avvento della scrittura e della stampa), quando si può partecipare alla gara di selfie con gli amici durante la pausa plurioraria nel cortile della succitata? D’altronde, Fiammetta e compagni erano stati così imbecilli da chiudersi nell’unica villa di campagna in Toscana senza uàifài né (o si scrive nè? Non ricordo più la differenza…) treggì: se persero trenta follower su Twitter e nessuno mise mai più un làik ai loro successivi scatti, fu colpa di quella somara di Pampinea.
Una volta ho letto di un comandante russo di sottomarini, che per dispetto all’umanità non lanciò un siluro a testata nucleare contro una nave da guerra americana; doveva essere l’ottobre 1962. Molte volte mi chiedo cosa sarebbe successo se l’avesse fatto. Alcune volte mi chiedo perché non lo fece. Già: perché non lo fece?
Siedo qui, sul letto, fissando il cursore lampeggiante, conscio dell'inutilità del gesto della scrittura. Ma pazienza: domani, fortuna permettendo, avrò dimenticato anche quest’ultimo pensiero.

Hirohito

martedì 7 luglio 2015

Catabasi

-Salazar!
-Eh.
-Devi andare all'Inferno per raccontare agli uomini com'è.
-Dio schifo...
Dio mi guarda storto. Dio mi prende. Dio mi sbatte giù dentro la Voragine.

Storia già letta.
Già vista.
Perché cazzo devo fare un giro all'Inferno?
Putridume allegorico.
Putridume.
Putridume.
Dante.
Neoplatonismo per sciacquarsi il cazzo.
Scendi/ risorgi/ ti salvi.
Menate.

Sono davanti a una montagna di rifiuti in una discarica. Un'ombra.
-Zio ho bisogno d'una guida.
-Quoi?
Un cazzo di francese.
-Notre vie est un voyage 
 Dans l'Hiver et dans la Nuit
 Nous cherchons notre passage
 Dans le Ciel où rien ne luit
Quel fallito di Céline. Non ci capiamo. Non so il francese. Conosco solo la lingua delle belle donne e dei fucili: la lingua ruvida e sensuale della Morte.
-La vérité, c'est une agonie qui n'en finit pas. La vérité de ce monde c'est la mort. Il faut choisir, mourir ou mentir. Je n'ai jamais pu me tuer moi.
Cristo.
-Non so il francese.
-Arthur, l'amour c'est l'infini mis à la portée des caniches et j'ai ma dignité moi!
M'accendo una sigaretta. Gliene offro una. Fumiamo. L'Inferno sta seduto davanti a noi come una gorda. Orrido.
Céline guarda le stelle. Le stelle sono persone del cazzo. Io carico una rivoltella per sparare al cielo. Céline si mette a leccare l'aria imitando un cunnilinguo.
BANG!
Cade la Luna morta per terra. Bel culo. Begli occhi. Belle tette. Gli tocco la figa fredda.
Céline s'allontana scaracciando. Lirico, ma non troppo. Gli piace Venere, ma non la schifa se ha le mestruazioni. 
Gli tengo dietro.

Antinferno. 

-Vecchio chi sono questi?
-Quoi?
Cristo. 
Attorno a noi una folla silenziosa e perplessa che gioca a pokemon blu.
Devono portare tutti i pokemon a livello 100 combattendo contro dei metapod a livello 5 nell'Erba Alta. 
Non ho la sbatta di fare un cazzo. Non ho voglia del giro all'Inferno. Non ho la sbatta. Accendo una sigaretta. Mi metto a sedere. Soffio. Céline canta la Marsigliese marciando. 
Un colpo di fucile ad altezza uomo. Dio spara per ricordarmi i miei doveri. Inizio il giro.
-Perché sei qui?
-Valdese.
-Tu?
-Fumavo winston blu da 10.
Cenno a uno zio.
-Leggevo Bertold Brecht.
Me la ciondolo un po'. Poi sento lo sguardo a punta di Dio che perfora la nuca. Sanguina. Dovrei chiedere qualcosa a Céline per spiegare quel che vedo. Non so il cazzo di francese. Il mio pensiero va a quel fallito di Virgilio. 
M'avvicino a un coglione, qui perché dipingeva tramonti bellissimi.
-Vecchio, dov'è Virgilio?
-Il parroco?
-Il poeta
-Lui!
-Eh, dov'è?
-Sta nel buco del culo di Satana per farlo godere: non ti salvi dal giudizio divino se scrivi le bucoliche e l'Eneide.
Cenno di ringraziamento al pittore del cazzo. E niente. Su sto cazzo di posto non so nulla. Invento. Céline sta ballando con un fucile che teneva in tasca. Antinferno. Qui vengono puniti i moderati. La punizione: pokemon blu. Non è contrappasso. L'Inferno non funziona a contrappasso. A Dio era salita questa scimmia qui. Fine. L'anno prossimo ci saranno donne magnifiche in groppa a carnivori rari e albini che nessuno sarà abbastanza ricco da poter comprare... 
Céline mi tira un pugno. Figlio di puttana. Tiro fuori la fella. Lo colpisco a un braccio. Mi colpisce al mento. K.O. ... figlio di puttana...

Inferno

Mi sveglio oltre l'Acheronte. I vivi non possono superarlo. Mi specchio nell'acqua. Ho la faccia di un cazzo scappellato. All'Inferno si sta da schifo. La lingua di Céline lecca porcate all'orecchio di Semiramide. Lei si fa ruotare le tette con le mani. Il girone dei lussuriosi non esiste. Semiramide è lì come ricompensa per il lavoro di guida che sta facendo Céline. Pezzo di merda. Non fa un cazzo. Condividesse almeno... Mi guardo intorno con le mani in tasca. Tutta la bazza è sostanzialmente un gran buco. Mi affaccio a una sorta di terrazzo. Guardo il profondo dell'Inferno. La struttura è semplice. Un girone unico. I NOIOSI. Basta. 

I volontari di Libera si succhiano il cazzo a vicenda in maniera goffa e imbarazzata. Senza godere.    

Le anime buone sono costrette a pulire culi per l'eternità perché quando lo facevano in vita lo facevano per dovere e non per passione (i coprofagi sono in cielo a scommettere all'ippodromo: perdono, ma hanno sempre soldi da buttare via di fronte a troie profumate e innamorate perse). 

Gli amici degli animali dipingono affreschi che ritraggono Stanlio e Olio che scopano.

Ettore è costretto a misurarsi il cazzo per l'eternità e a prendere atto che è piccolo.

Chi rideva per le barzellette politicamente corrette è calvo.

Chi non ha mai desiderato uccidere è costretto a costruire una piramide.

Gli scandinavi sono condannati a grattugiare parmigiano per chi se lo merita.

Jhon Lennon ha l'ano pieno di steli di rose acute ed è costretto a fare il non violento su un ring di MMA.

I baschi sono costretti a sentire l'audio di un porno senza poterlo guardare. Si eccitano, ma non sanno che è un porno gay.

E degli altri non me ne frega un cazzo. Mi appoggio a una colonna maledetta che affaccia sull'orrido. Noto una voragine nella voragine. La indico a Céline. Senza interesse. Accendendomi l'ultima sigaretta della stecca con sui ero partito. Non spero in una risposta. La bocca di Céline lascia l'ano di Semiramide e gratta in francese:
-Noirs et juifs.

Dio benedica il re di Portogallo.

Antonio De Olivera Salazar