giovedì 19 marzo 2015

Nausicaa

Il torbido della notte nei polmoni dava una sensazione d'alga nei bronchi. Ogni fiato era denso come respirare del viscido. Il bagnasciuga spremeva la bocca dello stomaco succosa.
Oscillava.
Asciutto.
Bagnato.
Asciutto.
Bagnato.
Asciutto.
Gli occhi di Nausicaa non carezzavano la mia stanchezza. La mia stanchezza che marciva nel viscido della notte. La mia stanchezza che marciva nel viscido della notte nell'oscillare dell'acqua. Dove sono i tuoi occhi verdi come i fumi dell'Ade che non perdona?
Il rapsodo s'era dimenticato che avevo diritto a quegli occhi.
Mi aveva lasciato su quella sabbia ruvida mentre il principe miceneo ascoltava entusiasta un'altra storia mentre beveva vinobenzina.
“Odisseo sulla spiaggia giaceva... ehm...
Odisseo sulla spiaggia giaceva... mmm..
Odisseo sulla spiaggia giaceva
e Titono invecchiava e ad Aurora non piaceva
Titono...
Titono...
Titono...”
Titono crepa.
Rapsodo, avevo diritto a quegli occhi.
Avevo lasciato Calipso per quegli occhi.
Le labbra rosse di Circe.
I canti di confettura turca delle sirene.
Tiresia me lo aveva sussurrato all'orecchio quando gli avevo offerto il bloody Mary:
-Figlio di Laerete divino ricorda: hai avuto una vita infelice, ma le pupille della figlia di Alcinoo varranno la tua trama di cancrena ricamata dalle Parche.-
E per colpa tua, rapsodo, ora è notte e non vedo occhi. Ora è notte e il nome di Nausicaa mi si trascina nella mente come una bava di un vecchio. Ora è notte e Nausicaa. Nausicaaa. Nausicaaaaaaa.
Guardavo il cielo custodito dalle Ore. E non me ne fregava poi un cazzo. In realtà non me ne era mai fregato un cazzo. La stanchezza mi stava succhiando il midollo spinale. Era un modo come un altro per ammazzare il tempo. Nausicaa era nelle tasche di qualcun altro. Il mare oscillava nauseante. Atena dagli occhi azzurri non era più nel giambo. Diomede svanito. E avrei semplicemente voluto continuare a trascinarmi nel mare spumoso...
E per colpa tua, rapsodo, ora è notte e non vedo occhi. Ora è notte e il nome di Nausicaa mi si trascina nella mente come una bava di un vecchio. Ora è notte e Nausicaa. Nausicaaa. Nausicaaaaaaa.
Andavo sciogliendomi nell'acqua salmastra. La notte mi riempiva di mucose i polmoni. Penelope chissà con chi dormiva. Telemaco. Io come stavo? Atena non mi concedeva più le labbra e non c'era neanche un gatto a cui tirare un sasso. Il banchetto da Alcinoo era iniziato. A mensa un fallito raccontava di aver superato i bei cavalli di Cinira a Cipro divina. Nausicaa lo guardava rapita. Occhi fissi. I suoi verdi occhi fissi. I miei verdi occhi fissi... amen...
Indifferenza, spedita da Cronide, mi mordeva con le labbra calde la faccia.
E per colpa tua, rapsodo, ora è notte e non vedo occhi. Ora è notte e il nome di Nausicaa mi si trascina nella mente come una bava di un vecchio. Ora è notte e Nausicaa. Nausicaaa. Nausicaaaaaaa.


Antonio De Oliveira Salazar

martedì 3 marzo 2015

Da Italo. (recensione)

A Rubbiara sacra batte ancora sangue scuro e spumante come brusco. Italo Pedroni. Ristorante. Acropoli dell'antidemocrazia su un'Atene di gay bar, pizzerie per famiglie e locali di lusso per uomini che non sanno cos'è l'aratro e l'urlo del suino assassinato. Italo è ruvido. Ospite antico in un'epoca di falliti che baciano viscidamente il cliente per fotterlo. Obbliga a badare alla cena gli stronzi stupiti del duemila in fissa per l'Altro. 
-Con il baffo c'era una guerra. Ora comandano le donne e ce ne sono mille.-
La pasta o la si mangia fino in fondo o non si prosegue. 
Il menù è predestinato come la vita ed Italo si presenta magnificamente, come un Dio in più, levandoci l'incomodo dell'illusione del libero arbitrio. Obbedire o comandare: l'essenza dell'uomo. 
-Una volta ho mandato via dieci persone.- 
Mensa per aristocratici di campagna. 
Il sangue di Cristo se lo fa da sé. Gli uomini serviti per primi. Liquori offerti.

Antonio De Oliveira Salazar